O v e r e x p o s e d
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U n d e r
d e v e l o p e d

 

Camera Oscura

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Sviluppo di lastre con la sviluppatrice Jobo:

Qui di fronte una sviluppatrice Jobo CPE2, un modello semplice ma perfetto per quanto riguarda la funzione che deve fare nello sviluppare sia pellicole che lastre bianco e nero.

Alla sinistra in rosso c'è l'interrutore generale, il selettore di velocità 1 e 2 (più veloce) e il termostato della temperatura dell'acqua della vasca. Funzionamento a 220V.

Si notano le boccette da litro e i misurini graduati nele loro sedi termostatiche, mentre sono visibili sopra di essi i rulli di scorrimento per la tank, in questo caso è una tank per più lunga, ma se si usa una tank a singola spirale vanno spostati verso sinistra.

 

Qui si vede come una tank possa alloggiare sia la spirale per pellicole a rullo 35/120 che quella per 6 lastre 10*12 o 9*12, i settori neri servono a bloccare la pellicola nella sede una volta inserite tutte le lastre. Ci sono due misure di settori a seconda del formato lastre.

 

 


 

 

Procedura di sviluppo pellicola.
Di solito procedo come segue:

Controllo di avere la tank, le caraffe e i bagni di sviluppo e fissaggio, il termometro, un agitatore per mescolare i concentrati in acqua. Non miscelo ora i bagni, perchè devo lavorare in zona asciutta per inserire i negativi.

Adesso faccio buio completo e inserisco i negativi nella tank e riaccendo solo dopo aver chiuso ermeticamente la tank, si devono sentire con i polpastrelli le scanalature dove infilare le 6 lastre e poi bloccarle con i segmenti neri ai lati, qui ho fotografato un segmento in sede e uno appoggiato a destra della spirale.

I negativi si trasferiscono dagli chassis oppure li si era già collocati in una scatola di lastre, le stesse riciclate da pacchi di pellicola vuoti.

 

Tappata la tank procedo a dare un prelavaggio in acqua a temperatura di sviluppo, serve anche tenere costante la temperatura dello sviluppo qualora si operi in periodi in cui la camera oscura sia molto lontana dai 20°C ideali.
Svuoto dal prelavaggio dopo qualche minuto, poi inserisco lo sviluppo diluito, ad esempio HC 1+31 e controllo che sia a 20°C.

 

 

2-

 

Usando la Jobo si usa poco liquido, circa 300 cc per tank con 6 lastre piane, tappo e collego la tank alla CPE2, e subito faccio partire il motore di rotazione e il timer.Il funzionamento è semplice, una volta riempita la tank dello sviluppo a 20°C si sistema con il fondo calamitato contro il perno rotante calamitato della sviluppatrice e si avvia la rotazione, che viene automaticamente invertita ogni due rotazioni complete, la velocità che uso abitualmente è la 2.

Questo timer digitale ha il conto alla rovescia, e suona alla fine, pochi euro dall'Ikea spesi bene, rispetto altri sofisticati e inutilmente costosi timer fotografici Ha la base calamitata che aderisce alle strutture metalliche, si deve fare solo attenzione che non si bagni.Si può programmare velocemente e mi toglie ogni pensiero di guardare sempre l'orologio.

 

Dopo il tempo previsto per lo sviluppo, fermo il motore, svuoto la tank dallo sviluppo dentro la caraffa graduata, e usando un iniettore di lavaggio (tubo flessibile di gomma) faccio scorrere acqua corrente per circa un minuto, in modo abbondante e a temperatura vicina ai 20°C per evitare reticolazione. Per arrestare lo sviluppo si può fare così senza usare l'arresto con l'acido acetico.

 

Nel frattempo si ricontrolla la temperatura dello sviluppo per verificare che non sia diversa di molto da quella iniziale.

Nella tank jobo non si può controllare la temperatura mentre sta sviluppando come invece si può fare nelle tank manuali, che vengono tenute verticali, inserendolo dentro.

Lo sviluppo esaurito ha formato una leggera schiuma, dovuta all'agitazione continua della sviluppatrice rotante.

Vista la bassa quantità utilizzata conviene non riutilizzare lo sviluppo esaurito. Il risparmio in tempo, seccature e denaro con questo sistema è ottimo.

 

 

3-

Si preleva il quantitativo di fissaaggio per pellicole e lo si mette nella tank, di solito 5' sono un tempo standard per fissare a 20°C le pellicole, sempre che non sia un fissaggio esaurito, secondo la mia pratica considero un litro di fissaggio in diluizione per film, utilizzabile per 8 rulli, oppure 24 lastre.

Svuoto la tank dall'acqua, e dalla caraffa graduata del fissagio precedentemente preparato a temperatura lo verso nella tank, tappo e rifaccio partire la CPE2 in velocità 1, un po' più lenta, lascio agire per almeno 5' con le pellicole moderne, per togliere il magenta. Abbondo con il fissaggio, circa mezzo litro, per farlo lavorare senza saturarlo subito.

Ribalto la tank semplicemente dentro la caraffa, dalla caraffa il fissaggio ritornerà nella bottiglia per un nuovo utilizzo.

 

L'essenziale è avere un buon filtro sul rubinetto collegato con il tubo di iniezione del lavaggio.
In questo caso ho un miscelatore per avere l'acqua vicina ai 20°C

Si fa partire il lavaggio con un filo d'acqua costante, almeno 15' se non si usa la procedura di lavagigo Ilford.

Si estrae la spirale e i fermi laterali, facendo attenzione che non venga toccata la superficie delle pellicole con qualsiasi cosa possa graffiarla.

L'emozionante momento di verifica dello sviluppo: si guarda in controluce il film e si controlla come appare il negativo. Si deve fare molta attenzione a non danneggiare la gelatina ancora bagnata e particolarmente delicata in questo stato.


Se le pellicole escono con alone rosato allora significa che non sono adeguatamente fissate, e si ripete il fissaggio con altro nuovo.

Il lavaggio rimuove una leggera dominante rosa delle pellicole moderne, ma anche se questa dominante non influisce sull'immagine, è indice che non è stato eseguito a fondo il fissaggio e il lavaggio.


 

 

Si appendono per asciugare le lastre. L'acqua scorre in basso e non lascia aloni e macchie di calcare che invece affliggono le pellicole a rullo.Questo mi permette di non dover fare l'ultimo bagno in imbibente (anche se non è una fatica enorme risparmiata).
Semmai in questo caso è più facile maneggiare le lastre e sono relativamente meno delicate della pellicola in rullo. I graffi e i punti se appariranno saranno comunque ingranditi molte volte di meno, rendendo meno frustrante li successivo passaggio: la stampa del negativo...

Si possono riporre adesso gli atrezzi, sciacquati accuratamente.

Gli accessori per lo sviluppo sono pochi e occupano poco spazio,
qui si vedono le caraffe da un litro, 1.5, 3 litri, la tank per pellicole a rullo,
Con il fissaggio ci sono i bagni di sviluppo concentrati che uso più spesso :
HC e Pirocat HD sol.A e B.

Completano la lista un imbibente per i film con contagocce e l'acdo acetico glaciale.
In alto un portapenne con pennarelli indelebili per marchiare le bottiglie e accessori per mascheratura autocostruiti.
Per aprire e tagliare il film sono necessari le forbici, e un cavatappi per capsule a corona.

Una volta asciutta ecco che si controlla l'immagine, con un po' di esperienza si capisce se lo sviluppo è stato sufficiente, se l'esposizione era corretta, e nel caso delle lastre che sono di dimensioni maggiori, si vede anche se il soggetto è a fuoco, se si è mosso, o altri dettagli importanti.
A volte la lastra ha preso luce ed è completamente nera, oppure parzialmente rovinata, oppure
trasparente perchè inesposta. In questi casi è importante avere dei riscontri sugli appunti presi al momento dell'esposizione, dai quali poter risalire al guaio e poter rimediare in seguito.
La pratica e le consuete attenzioni riducono notevolmente questi errori, e non bisogna scoraggiarsi

dopo di che si passa alla stampa del negativo....alla prossima puntata!

 

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