O v e r e x p o s e d
&
U n d e r
d e v e l o p e d

Elogio della lentezza, ritratto col B/O

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Ultimamente ho provato a fare anche i ritratti con quest' accrocchio sul
cavalletto con panno nero penzolante.
La cosa può sembrare scomoda, ma ha i suoi vantaggi.(nonchè svantaggi ovvi)
La prima che mi salta in mente è che finora nessuno di fronte a un
apparecchio del genere si è rifiutato di posare per uno scatto: femmine,
maschi, bambini, anziani, animali inclusi... :-)
Il primo commento di una fotografa mia amica è che i ritratti siano così più
caratteristici della personalità ritratta argomentandolo che il soggetto
invecchia durante la posa
(leggera allusione della macchinosità della faccenda.
E' forse per questo fatto che mi son cimentato in soggetti molto giovani, bambini,
tanto per esser sicuro di non ritrarre le rughe incipienti... )
Molto spesso le pose sono dell'ordine dell'ottavo di secondo o meno,
arrivando anche tranquillamente ad alcuni secondi, ho uno scatto fermissimo
di un soggetto di notte a circa sei secondi di posa...
Questo per dirvi che il micromosso può esserci, ma è solo del soggetto e non
di tutto il soggetto, e conferisce un aspetto di vitalità che altrimenti non si noterebbe.
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Tra le scelte compositive allora ci si trova di fronte a dilemmi insolubili,
quali per esempio il diaframma troppo aperto e la profondità di campo
minima, così che è logico basculare per aumentare la nitidezza del soggetto
in punti chiave, per contraltare si ha un marcato effetto di sfocatura sul
resto dell'inquadratura, spesso lo sfondo, cosa che non guasta proprio
conferendo all'immagine un tono di morbidezza decisamente inimitabile,
bisogna vedere con i propri occhi, Clara ad esempio.
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Mi succedono poi molti casi strani e insoliti.
Una sera ero deciso di fare degli scatti da sopra la torre di un
castello, poi l'afa e la nebbiolina poco cosmetica mi hanno fatto desistere
dall'intenzione, ma scendendo con la borsa chiusa e il cavalletto a tracolla
incappai in una comitiva dalla quale una persona si staccò e mi chiese di
far loro una foto con la mia macchina, cioè, in più di vent'anni che
fotografo non mi son trovato mai di fronte chi in quel momento mi facesse su
due piedi una richiesta del genere, e soprattutto non penso sia dovuto
al fatto che mi avesse visto prima con il banco e il panno, dato che glielo chiesi,
però rimane curioso come avvenimento.

Il fatto è che la nostra cultura fastfood, fast tutto, ha la prerogativa di
voler prima il risultato e dopo casomai la fatica e la pena per ottenere il quanto.
Col banco ottico si ritorna volente o nolente ad un approccio in cui il
soggetto deve collaborare col fotografo almeno minimamente,
mettendoci del suo, e non pretende il risultato immediato.
Constato cioè il sollevamento dal fastidioso problema che pongono le attuali
tecnologie: quello cioè di rubare non l'anima bella, ma l'apparenza mutevole e istantanea,
quella che di più variabile non ce n'è, tanto da doverci a volte subito dissociare
dicendo: "Non ero io quello/a lì, mi ha preso di sorpresa".
L'altro fatto è che nessun fotografo si sente di rubare un'immagine
all'insaputa di chichessia puntandoci contro un 4'*5' da sotto il panno nero;
non ce la farebbe semplicemente, cioè non si può godere del frutto di rapina
all'insaputa ignara di chi stava oltre l'obiettivo, ci si deve concedere un
outing in cui dichiariamo all'altro il nostro chiedere la sua
collaborazione per realizzare l'immagine che abbiamo in mente.

Da certi punti di vista per me fare un ritratto in grande formato
e cercare assieme al soggetto di ritrarlo si avvicina al pittore
nell'atelier, che ha bisogno della luce buona, del soggetto che posa, e
delle relazioni che si creano.
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Ero all'aperto in un giardino a fotografare una fanciulla e sua madre era
con noi, quando si intromise una vicina a suggerirle di pettinarsi diversamente
per esser più carina, ero sotto il panno nero, molto concentato, è stata una
delle poche volte in cui garbatamente dissi fermo: " Non va'
disturbato il fotografo durante la posa". La vicina si zittì e quando me ne uscii da sotto il
panno nero era sparita, la foto ovviamente è visibile, sotto il vostro giudizio.
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Per inciso, visto che siete in preda all'ansia di sapere quanto tempo
occorra per fare delle foto simili, dico che un paio di ritratti li posso
scattare in una decina di minuti o poco più, diciamo che il tempo maggiore è
occupato dalla scelta della location, dalla luce da misurare, più che dalla
composizione sul vetro smerigliato.
L'aspetto gratificante è che "you shot what you see" cioè che il vetro
smerigliato restituisce fedelmente un'immagine corrispondente al negativo,
pregi e difetti.
L'ultimo fatto diverso che comporta un notevole prontezza unito ad una
operatività rapida è che non si può inquadrare e contemporaneamente
scattare, perchè il fatto di inserire al posto del vetro smerigliato la
pellicola semplicemente lo impedisce. Questa imponderabilità fa si che si
sia spesso in fibrillazione se si può dire, portando la ginnastica
fotografica con il banco ottico a disciplina simile allo scoccare della
freccia del tiro con l'arco. (...e il sollevamento pesi ;-)) )

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